Rifondazione Comunista sul Cimitero delle Fontanelle.

Nel 3° anniversario della riapertura del cimitero delle Fontanelle  il circolo P.R.C. “L.Esca” promuove il dibattito

“Idee e proposte per rilanciare lo storico Cimitero delle Fontanelle”

Martedì 28 maggio 2013 – ore 17,30

vico Lammatari 32 – Napoli

Intervengono:

Rocco Civitelli – Reps.culturale I care Fontanelle

Irene Spasiano – Docente dell’Istituto Statale “Caracciolo Salvator Rosa

Giuseppina Cigni – Guida volontaria comunità parrocchiale delle Fontanelle

Giuliana Di Sarno – Presidente della Municipalità Stella San

Elena Coccia – Vicepresidente del consiglio comunale di Napoli

Modera e conclude:

Francesco Ruotolo Consigliere Municipalità Stella San Carlo

Documento della Rete Sanità sul cimitero delle Fontanelle

 

A tre anni dall’iniziativa della Rete della Sanità, che portò alla riapertura del cimitero delle Fontanelle, bisogna dire che i promotori di quell’iniziativa hanno avuto ragione. Il cimitero è entrato tra i beni culturali di maggior successo della città.

Naturalmente i problemi aperti sono tanti e vogliamo elencare quelli che riteniamo più urgenti al fine consolidare la sua apertura.

L’identità del bene culturale oggi .Il cimitero delle Fontanelle è un cimitero storico.  È dunque un bene culturale che deve essere sottoposto alle regole che vigono per i beni culturali e per i  cimiteri in cui non avvengono più sepolture, ma sono aperti al pubblico, come ad esempio i cimiteri militari.

Manifestazioni culturali al suo interno sono possibili, non davanti ai resti umani, ma in  un’area che deve essere attrezzata.

Gli atti di culto devono essere demandati ad una Rettoria che va ripristinata.

É  necessario che il cimitero abbia una sua Direzione Culturale, che gestisca il bene culturale in linea con quello che avviene in realtà simili. Tre esempi, tra i tanti possibili, chiariranno i problemi culturali che una direzione deve  affrontare e risolvere.

– Le bare di Filippo Carafa e di Margherita Petrucci hanno avuto nel tempo sistemazioni diverse: chi le ha decise e, soprattutto, in base a quali criteri ?

-È stata posta una piccola targa davanti al teschio del Capitano a ricordo della presentazione di un libro fatta dentro il cimitero: chi l’ha consentito e perché ? Alla prossima presentazione metteremo una nuova targa?

– La lapide dell’Arciconfraternita di San Giuseppe Maggiore sta andando in rovina. La sua perdita sarebbe un danno grave alla documentazione sulla storia del cimitero. Chi deve intervenire?

La Direzione culturale del Cimitero dovrebbe essere affiancata da una Consulta delle Associazioni del quartiere e di quelle che organizzano le visite guidate, con poteri di proposta e di controllo.

La querelle che da decenni va avanti sulle competenze amministrative tra i diversi assessorati è penosa e non può essere lasciata, come in passato, ai rapporti di forza tra i diversi assessori: è di tutta evidenza che sono interessati sia l’ assessorato ai cimiteri (che gestisce gli altri cimiteri storici napoletani), che l’assessorato al sottosuolo, ma la direzione effettiva non può che essere dell’assessorato alla cultura per la peculiarità storica, religiosa e antropologica che è prevalente sulle altre caratteristiche del luogo.

La storia del bene culturale. Il modo come viene presentato il cimitero ai visitatori è un problema. I molti scritti che si sono succeduti negli ultimi tempi sono espressione di quel postmoderno alle vongole che ha abbandonato i filoni gloriosi della cultura napoletana per rinchiudersi in visioni misteriche e devozionistiche della storia della città. In questo, come in altri luoghi della città, si tende a forzare i dati storici e antropologici per presentare una realtà intessuta di magia e superstizione. La recente polemica sul cosiddetto “Cavaliere di Toledo” è emblematica della deriva culturale che da tempo ha investito la città. Bisogna riportare la storia del cimitero ai suoi tre aspetti principali: la storia delle sepolture a Napoli; la storia delle devozioni e della religiosità – cioè del rapporto tra fede e società; la storia delle grandi calamità che hanno periodicamente colpito la città.

Ferma  restando la libertà delle opinioni, c’è il problema delle visite guidate che, soprattutto se fatte da guide autorizzate dalla Regione Campania, non possono non attenersi a degli standard culturali minimi. Non si tratta di mettere in moto meccanismi di dirigismo culturale, ma di invitare coloro che fanno le guide a seguire dei brevi incontri in cui vengono presentati documenti, dati storici del cimitero e bibliografie che poi saranno liberamente e individualmente elaborati.  Il Comune di Napoli deve fare una brochure breve e semplice da dare gratis a ogni visitatore. Se ci sono difficoltà economiche si può dare anche una fotocopia! La ricerca storica e antropologica sui temi sopra indicati deve continuare  e investire innanzitutto le istituzioni a ciò demandate:  Università e Istituti di Ricerca.

Utilizzazione del bene culturale.La gestione attraverso Napoli Servizi ha consentito una continuità nell’apertura; la gratuità delle visite è stata ed è positiva, perché incentiva la conoscenza del cimitero. Ma in tempi certi bisogna arrivare ad una gestione economica del bene culturale, altrimenti la prospettiva sarà incerta. D’altra parte, oggi la maggioranza delle visite è fatta da Associazioni che fanno pagare un contributo che va dai cinque ai dieci euri. Che una parte di questi introiti, anche piccola, vada alle casse comunali, è  giusto.

Napoli/Sanità, maggio 2013

 

L’Arciconfraternita di San Giuseppe Maggiore alle Fontanelle

Ecco la risposta alla domanda posta da Filippo Noto nelle settimane scorse.

All’inizio della navata destra del cimitero delle Fontanelle, sopra cumuli di ossa, vi sono queste due lapidi poste l’una di fronte all’altra.

 QUI

NELL’APRILE 1934 E.F. XII

FURONO TRASFERITI AVANZI MORTALI

DALL’ABBATTUTA R. ARC. DI S. GIUSEPPE MAGGIORE

CHE VIEPPIÙ RISENTIRONO

POLVERE SEI ED IN POLVERE RITORNERAI

—————————

DALLE FONDAMENTA DEL MASCHIO ANGIOINO

RINVENUTI E QUI TRASFERITI AVANZI UMANI

PER AMPLIAMENTO VIA AMMIRAGLIO ACTON

APRILE 1934 XII

Ecco la storia di cui queste scritte ci parlano.

All’inizio degli anni 30, il Regime fascista s’impegno a fondo nel progetto di risanamento dell’area compresa tra piazza Carità, via Monteoliveto e via Diaz. I lavori dovevano completare il Risanamento, avviato a Napoli dopo l’epidemia di colera del 1884, collegando con un’ampia arteria il Rettifilo a via Roma e dotare la città di alcuni edifici pubblici monumentali tra i quali la Posta Centrale, il palazzo della Provincia e la Casa del Mutilato.

Nell’area vi erano alcune chiese. Una di queste, San Giuseppe Maggiore, era proprio sulla direttrice che doveva collegare via Guglielmo Sanfelice a via Roma, nell’area oggi antistante l’ingresso principale della Questura. Era una delle più belle e antiche chiese della città e dava il nome al rione che ancora oggi si chiama San Giuseppe. Ricca di marmi e dipinti, aveva un famoso presepe ligneo sull’altare maggiore scolpito da Giovanni da Nola. Era il punto di riferimento di una festa religiosa, quella di S. Giuseppe, tra le più importanti della città, con una processione che partiva dal Duomo, attraversava tutto il centro antico e arrivava a via Medina dove si svolgeva una vivace fiera, soprattutto di uccelli. Quel giorno si mangiava un tradizionale dolce fritto: “La zeppola di San Giuseppe”. Era, infine, sede della ricca e potente Arciconfraternita laicale dei falegnami (i mannesi) che, pur avendo una nuova sede nel cimitero di Poggioreale, conservava ancora nella terrasanta della chiesa i resti di coloro che vi erano stati seppelliti nel corso dei secoli.

L’abbattimento della chiesa non fu posto in discussione, ma andavano trovate soluzioni che consentissero di non distruggere il patrimonio di religiosità di cui la Chiesa era testimonianza. Nella ricerca delle soluzioni s’impegnò tutta la città, ma il contributo decisivo fu dato dal Sovrintendente all’Arte Medievale e Moderna della Campania, professor Gino Chierici, e dall’Arcivescovo di Napoli, Cardinale Alessio Ascalesi.

Le decisioni furono queste: il titolo, il culto e la festa di San Giuseppe restavano in via Medina trasferiti nella Chiesa dell’Ospedaletto; la struttura edilizia della chiesa sarebbe stata smontata e ricostruita identica, tranne la facciata, al nuovo Rione Luzzati che era privo di un’adeguata struttura religiosa e affidata ai padri Giuseppini del Murialdo; la sede dell’Arciconfraternita veniva trasferita a via Monteoliveto e le ossa della terrasanta sarebbero state trasportate al cimitero delle Fontanelle.

Così agli inizi del 1934 si procedette all’avvio dell’abbattimento della vecchia chiesa e alla posa della prima pietra per la nuova. La stampa dell’epoca dette ampio risalto alle cerimonie pubbliche che si svolsero in via Medina e al Rione Luzzatti a cui parteciparono il Cardinale, l’Alto Commissario al Comune e alla Provincia di Napoli e il Sovrintendente. Non ho trovato ancora riscontro nei giornali di cerimonie per il trasferimento delle ossa, ma c’è la lapide alle Fontanelle ed è improbabile che sia la Chiesa, sia il Fascismo abbiano posta una lapide senza cerimonia pubblica.

Descritti così gli avvenimenti, non si può che esprimere un apprezzamento per la soluzione trovata sia per il culto, sia per la struttura edilizia, ma resta l’interrogativo del perché le ossa della terrasanta non siano state trasportate al cimitero di Poggioreale, dove c’erano a disposizione sia l’ossario comunale, che quello dell’Arciconfraternita.

Bisogna prendere atto che la decisione presa è espressione degli orientamenti civili e religiosi che all’epoca il Comune, la Sovrintendenza e la Curia napoletana avevano in materia di sistemazione di ossa umane rinvenute durante le ristrutturazioni edilizie e urbanistiche. Infatti, nelle stesse settimane in cui si decideva di portare le ossa della terrasanta di San Giuseppe Maggiore alle Fontanelle, si decideva di portare lì anche le ossa rinvenute durante i lavori che nello stesso periodo si stavano facendo per di sistemazione di via Acton e del Maschio Angioino. Interessante è anche costatare che, nelle stesse settimane, una decisione simile fu presa durante i lavori di ristrutturazione di Sant’Eframo. Qui i resti umani della chiesa, tra i quali vi erano quelli di Antonio Genovesi, furono trasferiti a Sant’Eframo vecchio.

La posa, nello stesso mese, di due lapidi diverse per ritrovamenti avvenuti nello stesso periodo e in attuazione sostanzialmente di uno stesso disegno urbanistico merita qualche considerazione.

Una lapide ricorda i ricchi e potenti membri dell’Arciconfraternita di san Giuseppe Maggiore, l’altra i resti anonimi di via Acton. Solo sulla prima c’è la scritta “Polvere sei ed in polvere ritornerai”, monito a coloro che, pur ricchi e potenti sulla terra, devono sapere che saranno poveri nel Purgatorio.

C’è infine da rilevare che le ossa dei membri dell’Arciconfraternita sono esposte nella navata cosiddetta delle anime pezzentelle. Questa costatazione serve a ricordarci che il termine napoletano pezzentelle equivale all’italiano poverelle e, quindi, anime pezzentelle equivale ad anime poverelle: le povere anime del purgatorio, dove povere, secondo la teologia cattolica[1], non è riferito alla condizione economica e sociale che esse avevano sulla terra, ma a quella che hanno nel Purgatorio dove, prive di beni, hanno bisogno delle preghiere dei vivi.

Siamo ancora una volta di fronte ad una paradossale trasformazione attuata dalla cultura napoletana del significato di un’espressione che sembra rivolta a favore dei poveri e che invece porta i poveri a pregare spesso per i ricchi.


[1] “Le anime del Purgatorio sono povere, esse nulla più hanno di ciò che avevano, uscirono dal mondo come vi entrarono e, sprovviste di ogni cosa, sen vanno alla casa della loro eternità. Ma la loro è terra di oblio. È questo il lamento del Purgatorio: ci promisero i nostri cari che non ci avrebbero mai dimenticate, ma la memoria di noi si dileguò con il suono della campana. Ahi! Quante spese perché le nostre ossa restino chiuse in marmi pregiati; e per sollevare la nostra indigenza in questa terra arida e desolata, non un’elemosina, non un suffragio.”

Il Purgatorio, visitato dalla carità dei fedeli, rivista mensile dell’Associazione del Sacro Cuore di Gesù in suffragio delle anime benedette, arricchita d’indulgenze dal Sommo Pontefice Leone XIII e benedetta da S. Pio X, Roma. Anno XVII n.195 p.69.

Alcune annate della rivista romana sono conservate all’Emeroteca Tucci di Napoli.

Le vostre domande

Nella navata delle anime pezzentelle c’è una lapide sul trasferimento di resti mortali dall’Arciconfraternita di San Giuseppe Maggiore al cimitero delle Fontanelle.  E’ possibile saper qualche cosa su questo episodio?

Grazie, Filippo Noto

 

Certamente! Nelle prossime settimane metteremo on line del materiale.

 

Convegno Vergini Sanità

La settimana scorsa, nella basilica di San Giovanni Maggiore, si è tenuta un’iniziativa su identità storica e prospettive per un recupero dell’area Vergini-Sanità, organizzata dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli e dal Centro di Ricerca sull’Iconografia della Città Europea della Federico II.

L’incontro appariva interessante perché la relazione principale, affidata ad Alfredo Buccaro, autore all’inizio degli anni ‘90 di un fondamentale studio sul quartiere, aveva un intrigante titolo: storia e struttura del borgo a vent’anni dai primi studi.

Negli ultimi decenni, infatti, l’area dei Vergini e della Sanità non ha subito radicali trasformazioni, ma ha visto importanti interventi pubblici e privati, momenti di aggregazione e cambiamenti sui quali ci si aspettava una riflessione, perché in alcuni casi il bilancio è, o appare, positivo, in altri è controverso, in altri ancora è sicuramente fallimentare. Vale la pena indicarli rapidamente: la realizzazione del progetto Urban, la riorganizzazione e il rilancio delle catacombe di San Gennaro, la riapertura del cimitero delle Fontanelle, il definitivo crollo del sistema scolastico nato negli anni ‘60, la nascita della rete della Sanità animata da padre Alex Zanotelli, le contrapposte ristrutturazioni di piazza Cavour e di via Foria. Tutto ciò solo per citare alcuni avvenimenti significativi.

Tutto questo è stato ignorato dalle relazioni, con quella pratica politica e culturale di stampo feudale, per cui tutto ciò che non è prodotto da me, e/o non è mio, non esiste. Un voler ricominciare sempre daccapo che, al di là del merito, risulta inconcludente perché non si misura con interventi che nel bene e nel male hanno inciso sulla realtà e dai quali non si può prescindere.

Immancabile la stanca ripetizione del mitico intervento della costruzione del ponte, che ha irreparabilmente danneggiato il quartiere, mentre l’organizzazione dei tempi del dibattito ha schiacciato le esperienze sul territorio presentate durante l’incontro. Interessante l’aggiornamento sulle ricerche archeologiche dell’area.

In sintesi, l’incontro è apparso un’iniziativa diretta a marcare una presenza, “un ci siamo anche noi” e nient’altro. C’è da augurarsi che le prossime iniziative d’Istituzioni così importanti diano un contributo diverso.

Nascita di un blog

Il 18 novembre il cardinale Crescenzio Sepe è venuto alla Parrocchia delle Fontanelle per la celebrazione delle cresime.

Nell’occasione il parroco Evaristo Gervasoni e il presidente di I care Vito Silvestri gli hanno consegnato la lettera che qui pubblichiamo e con la quale vogliamo avviare il nostro blog.




Parrocchia Maria SS. del Carmine alle Fontanelle

Napoli

Eminenza,

ogni anno migliaia e migliaia di persone vengono alle Fontanelle per visitare il cimitero, lo storico ossario della città di Napoli, testimonianza tra le più incisive dei drammi del popolo napoletano e della sua devozione verso le anime del Purgatorio.

La Parrocchia di Santa Maria del Carmine, edificata come chiesa del cimitero, e prima ancora la Parrocchia di Materdei, hanno cercato di assicurare, in stretto rapporto con la Curia Arcivescovile, che la frequentazione dell’ossario avvenisse rispettando la sua identità di memoriale della morte e di luogo di sepoltura.

La Parrocchia è stata inoltre sempre attenta a cogliere i cambiamenti che nell’ultimo cinquantennio hanno trasformato l’ossario da luogo di culto a bene culturale ed ha sollecitato e affiancato iniziative che tendessero a valorizzare il luogo, farne una risorsa per il quartiere e la città. L’associazione “I care” costituita nel 1986 è stato lo strumento con il quale la parrocchia è stata ed è presente.

Ma la straordinarietà del luogo, così come l’affermarsi di una dimensione culturale magica e misterica in larghi settori dell’opinione pubblica, richiedono oggi, come in alcuni momenti del passato, attenzione affinché non si ripropongano episodi di superstizione, o di interpretazioni folcloristiche e mercantili della storia del cimitero e della devozione verso le anime del Purgatorio.

In questa direzione la Parrocchia il 2 novembre scorso ha commemorato i defunti con una messa in chiesa e una processione nell’ossario, che ha visto un’ampia partecipazione dei fedeli delle Fontanelle ed ha avuto un carattere esclusivamente religioso. Inoltre “Icare” sta realizzando un programma che prevede visite guidate gratuite precedute da una specifica introduzione, l’apertura di un blog e la costituzione di un archivio storico dell’ossario. Si intende così essere presenti nella battaglia culturale che è in corso sulla ricostruzione della storia dell’ossario e del suo rapporto con la città.

L’associazione ha inoltre contribuito alla pubblicazione di un libro che ci è gradito regalarLe in occasione di questa sua visita alla nostra Parrocchia.

C’è anche la consapevolezza che ciò non basta.

Riteniamo necessario che venga ripristinato formalmente il rapporto tra la direzione comunale del cimitero, la società Napoli Servizi che ne ha la gestione, e la Parrocchia attraverso l’istituzione di una Rettoria che curi lo svolgimento delle cerimonie religiose ed eviti degenerazioni sia nel culto, che nell’utilizzazione del bene culturale.

Per raggiungere questo risultato chiediamo, Eminenza, il Suo sostegno.

Napoli Fontanelle, 18.11.2012

Il parroco

Evaristo Gervasoni