Documento della Rete Sanità sul cimitero delle Fontanelle

 

A tre anni dall’iniziativa della Rete della Sanità, che portò alla riapertura del cimitero delle Fontanelle, bisogna dire che i promotori di quell’iniziativa hanno avuto ragione. Il cimitero è entrato tra i beni culturali di maggior successo della città.

Naturalmente i problemi aperti sono tanti e vogliamo elencare quelli che riteniamo più urgenti al fine consolidare la sua apertura.

L’identità del bene culturale oggi .Il cimitero delle Fontanelle è un cimitero storico.  È dunque un bene culturale che deve essere sottoposto alle regole che vigono per i beni culturali e per i  cimiteri in cui non avvengono più sepolture, ma sono aperti al pubblico, come ad esempio i cimiteri militari.

Manifestazioni culturali al suo interno sono possibili, non davanti ai resti umani, ma in  un’area che deve essere attrezzata.

Gli atti di culto devono essere demandati ad una Rettoria che va ripristinata.

É  necessario che il cimitero abbia una sua Direzione Culturale, che gestisca il bene culturale in linea con quello che avviene in realtà simili. Tre esempi, tra i tanti possibili, chiariranno i problemi culturali che una direzione deve  affrontare e risolvere.

– Le bare di Filippo Carafa e di Margherita Petrucci hanno avuto nel tempo sistemazioni diverse: chi le ha decise e, soprattutto, in base a quali criteri ?

-È stata posta una piccola targa davanti al teschio del Capitano a ricordo della presentazione di un libro fatta dentro il cimitero: chi l’ha consentito e perché ? Alla prossima presentazione metteremo una nuova targa?

– La lapide dell’Arciconfraternita di San Giuseppe Maggiore sta andando in rovina. La sua perdita sarebbe un danno grave alla documentazione sulla storia del cimitero. Chi deve intervenire?

La Direzione culturale del Cimitero dovrebbe essere affiancata da una Consulta delle Associazioni del quartiere e di quelle che organizzano le visite guidate, con poteri di proposta e di controllo.

La querelle che da decenni va avanti sulle competenze amministrative tra i diversi assessorati è penosa e non può essere lasciata, come in passato, ai rapporti di forza tra i diversi assessori: è di tutta evidenza che sono interessati sia l’ assessorato ai cimiteri (che gestisce gli altri cimiteri storici napoletani), che l’assessorato al sottosuolo, ma la direzione effettiva non può che essere dell’assessorato alla cultura per la peculiarità storica, religiosa e antropologica che è prevalente sulle altre caratteristiche del luogo.

La storia del bene culturale. Il modo come viene presentato il cimitero ai visitatori è un problema. I molti scritti che si sono succeduti negli ultimi tempi sono espressione di quel postmoderno alle vongole che ha abbandonato i filoni gloriosi della cultura napoletana per rinchiudersi in visioni misteriche e devozionistiche della storia della città. In questo, come in altri luoghi della città, si tende a forzare i dati storici e antropologici per presentare una realtà intessuta di magia e superstizione. La recente polemica sul cosiddetto “Cavaliere di Toledo” è emblematica della deriva culturale che da tempo ha investito la città. Bisogna riportare la storia del cimitero ai suoi tre aspetti principali: la storia delle sepolture a Napoli; la storia delle devozioni e della religiosità – cioè del rapporto tra fede e società; la storia delle grandi calamità che hanno periodicamente colpito la città.

Ferma  restando la libertà delle opinioni, c’è il problema delle visite guidate che, soprattutto se fatte da guide autorizzate dalla Regione Campania, non possono non attenersi a degli standard culturali minimi. Non si tratta di mettere in moto meccanismi di dirigismo culturale, ma di invitare coloro che fanno le guide a seguire dei brevi incontri in cui vengono presentati documenti, dati storici del cimitero e bibliografie che poi saranno liberamente e individualmente elaborati.  Il Comune di Napoli deve fare una brochure breve e semplice da dare gratis a ogni visitatore. Se ci sono difficoltà economiche si può dare anche una fotocopia! La ricerca storica e antropologica sui temi sopra indicati deve continuare  e investire innanzitutto le istituzioni a ciò demandate:  Università e Istituti di Ricerca.

Utilizzazione del bene culturale.La gestione attraverso Napoli Servizi ha consentito una continuità nell’apertura; la gratuità delle visite è stata ed è positiva, perché incentiva la conoscenza del cimitero. Ma in tempi certi bisogna arrivare ad una gestione economica del bene culturale, altrimenti la prospettiva sarà incerta. D’altra parte, oggi la maggioranza delle visite è fatta da Associazioni che fanno pagare un contributo che va dai cinque ai dieci euri. Che una parte di questi introiti, anche piccola, vada alle casse comunali, è  giusto.

Napoli/Sanità, maggio 2013

 

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