“Il popolo che abbiamo perduto perduto”

Il documento del mese di novembre 2015 presenta la locandina del seminario sulla cultura popolare  che si è tenuto nei giorni scorsi a Napoli in occasione del 50° anniversario della morte di Ernesto De Martino.

C’è stato un dibattito serrato e vivace che ha sostanzialmente confermato il superamento di quel paradigma della “cultura popolare autonoma e antagonista” che ha afflitto la storiografia e l’antropologia italiana nei decenni conclusivi del secolo scorso.

È emerso anche lo stato d’arretratezza della cultura napoletana rispetto a quella delle altre realtà culturali del nostro paese, anche meridionali.

Va dato atto alla Fondazione Premio Napoli, che ha organizzato il seminario, di aver fatto una scelta che avrà sicuramente un effetto positivo sul rinnovamento della cultura napoletana, sia quella accademica, che quella istituzionale.

Ci auguriamo che gli atti del seminario vengano pubblicati e, comunqu,e noi ci impegniamo a darne  un’adeguata diffusione.

Il cimitero delle Fontanelle nell’archivio dell’Opera Pia Purgatorio ad Arco

Oggi pubblichiamo un documento inedito e molto interessante

Si tratta di un brano contenuto nel verbale della riunione dell’11 ottobre 1879 del Consiglio d’Amministrazione dell’Opera Pia Purgatorio ad Arco.

 Limosina per l’edificazione della chiesa alle Fontanelle.

Dovendosi costruire una novella Chiesa alle Fontanelle i componenti della Commissione incaricata per l’oggetto, trattandosi di un’opera vantaggiosa qual è quella di raccogliere gli avanzi mortali dei confratelli di tutte le congregazioni, han chiesto la cooperazione de’ fedeli per la compilazione dell’opera, e perciò si è stabilito che la nostra Congrega dal fondo dell’elemosina vi concorra per lire cinquanta per una sola volta.

Archivio dell’Opera Pia Purgatorio ad Arco, Registro delle deliberazioni del Governo dal 13 marzo 1874 al 26 agosto 1884, p.120

 Tre sono gli elementi significativi di questo documento.

La data: dimostra che la decisione di costruire la chiesa avviene nello stesso periodo in cui si riordinano le ossa . Questo collegamento tra la chiesa e il cimitero si era completamente perduto e lo si sta ricostruendo oggi.

Il soggetto che fa la richiesta all’Opera Pia: una Commissione istituita per la raccolta dei fondi con cui costruire la chiesa.

Infine la motivazione con cui viene dato il contributo: “trattandosi di un’opera vantaggiosa qual è quella di raccogliere gli avanzi mortali dei confratelli di tutte le congregazioni”.

 Alla fine dell’Ottocento, dunque, il ruolo dell’ossario delle Fontanelle è principalmente quello di raccogliere le ossa degli ipogei che per le più diverse ragioni sono svuotati.

È una nuova testimonianza che si aggiunge ad altre esistenti, in particolare quella della lapide sul trasferimento delle ossa dall’ipogeo dell’Arciconfraternita di San Giuseppe Maggiore alle Fontanelle. L’esistenza di una Commissione che si rivolge ai fedeli per la raccolta dei fondi con cui costruire la Chiesa ci dice anche che, se la scelta di portare le ossa degli ipogei alle Fontanelle è una scelta delle istituzioni civili e religiose della città, essa corrisponde ad un senso comune nel popolo. Dietro questa scelta vi era infatti sicuramente una motivazione di carattere religioso: consentire ai fedeli di continuare, in un altro luogo, la devozione che praticano negli ipogei, incardinandola però in un culto di espiazione nuovo quale fu l’intreccio tra culto per le anime del Purgatorio, culto delle reliquie e culto del Sacro Cuore. Poi, forse, vi fu anche una scelta speculativa: portare le ossa nelle cappelle che le arciconfraternite avevano a Poggioreale avrebbe comportato la perdita di spazi che potevano essere invece venduti.

Ritorna la lapide sulla facciata della chiesa dell’ossario delle Fontanelle

In occasione della festa della Madonna del Carmine è stata ricollocata la lapide che stava sulla facciata della chiesa dell’ossario. Un documento importante per la storia di un monumento che vive quasi sempre  di ricostruzioni  fantasiose e ideologizzate, e a volte anche di ciarpame e ciarlatanerie.

La lapide ci dice molte cose. Vediamone due. La prima è di immediata percezione, la seconda è un po’ più complessa.

1) L’ossario e la chiesa sono opera di sacerdoti e del popolo. Clero e popolo secondo l’antico schema di origine romana, senatus populusque romanus, che veniva utilizzato per indicare la civitas, in questo caso l’insieme della comunità religiosa napoletana.

La lapide è stata apposta dopo il 1909 anno in cui Pasquale Placido fu nominato Senatore del Regno. All’epoca  quindi l’ossario delle Fontanelle era opera di clero e di popolo non era ancora espressione della cosiddetta religiosità popolare; cioè della religiosità degli strati più poveri della popolazione, autonomi e antagonisti alla chiesa istituzione.  

2) L’ossario è ricordo della lue asiatica, cioè del colera, del 1836. Attenzione non dice che qui sono sepolti i colerosi, che infatti furono sepolti in un cimitero che si trova sulla collina di Poggioreale.  Dice che durante il colera del 1836 il governo borbonico riuscì finalmente a superare l’opposizione al funzionamento del cimitero di Poggioreale e a far rispettare il divieto di sepolture nelle chiese. In quell’anno gran parte degli ipogei napoletani furono svuotati e in corteo funebre le ossa portate  nell’ossario delle Fontanelle.

Le ossa che noi vediamo oggi sono le ossa degli ipogei napoletani a cui si sono aggiunte quelle del cimitero delle 366 fosse e quelle delle fosse comuni rinvenute durante i lavori di ristrutturazione urbanistica.