Giuseppe Marotta alle Fontanelle

La lettura del racconto Fontanelle in “Gli alunni del tempo” è stata una piacevole sorpresa. Giuseppe Marotta, l’autore de “L’Oro di Napoli”, era di Materdei, conosceva quel luogo e i suoi abitanti. A prima lettura ho sentito però che in quel racconto c’era qualcosa che non andava. Ho letto e riletto e, alla fine, di mattina, quando riesco a concentrarmi meglio, ho capito cos’era.

Marotta riporta il testo dell’epigrafe che fino a qualche decennio fa era apposta sulla facciata della chiesa delle Fontanelle: “ Napoletani – Quest’ossario che contiene – Dei nostri antenati le meschine spoglie – E questo tempio – sorto per pietà di sacerdoti e di popolo – E’ ricordo funesto della lue asiatica – del 1836 – È monito di cristiana pietà ai posteri”.

Ho preso il volume “Le strade di Napoli” di Gino Doria e ho riletto lì l’epigrafe: “Napoletani – Quest’ossario che contiene – Dei nostri antenati le meschine spoglie – E questo tempio – sorto per pietà di sacerdoti e di popolo – can. G.no Barbati fondatore – comm. P.le Pasquale Placido Sen. D. R. Largitore – E’ ricordo funesto della lue asiatica – del 1836 – È monito di cristiana pietà ai posteri”.

Incredibile! Marotta aveva tolto le due righe che contenevano i nomi di chi aveva realizzato l’ossario, Gaetano Barbati e Pasquale Placido, le loro qualifiche: l’uno canonico della cattedrale e l’altro senatore del Regno e i ruoli avuti, il canonico ideatore dell’ossario e il senatore finanziatore dell’opera. I protagonisti reali erano scomparsi per lasciare il posto a donna Giulia Bove “la mamma degli scheletri”, che “ non ebbe mai un’età e una faccia plausibili”.

Il racconto è di oltre cinquant’anni fa e testimonia il modo d’interpretare le tradizioni, tipica di un’intellettualità partenopea avvezza a forzare in maniera spudorata la realtà storica verso l’oleografico, il magico e il superstizioso. Non è solo un cedimento alla moda attuale, è un modo di operare antico, ormai cronico. La storia è rimossa e al suo posto ci sono il fantastico e il mistero. Tutto si annebbia. Scelte, meriti, errori, responsabilità dell’agire umano scompaiono. Alla fine di questo percorso c’è sempre il fato, per i ceti alti, il destino, per gli altri ceti.

Chi era chi ha fatto l’ossario e perché l’ha fatto appare una domanda impertinente, provocatoria.

Anche di questo si è parlato l’altra sera al caffè letterario di Dante&Descartes a piazza de Gesù, dove Marco Schaufelberger ha presentato una straordinaria raccolta di figurine e manufatti devozionali verso le anime del Purgatorio.

Serata interessante, compromessa, però, da un buco ingiustificabile: il venir meno della promessa, sancita nella locandina, di un’offerta di uova al Purgatorio.

Organizzata da “I care Fontanelle”, la discussione continua Giovedì 29 alle 18, sempre da Dante&Descartes a piazza del Gesù, sul tema: i tempi e i luoghi del cimitero delle Fontanelle.

Senza uova al Purgatorio, forse con un bicchiere di Lacryma Cristi.

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