sul commento di Giusy Cigni al 2 novembre alle fontanelle

L’intervento di Giusy Cigni mette in evidenza due questioni. La prima, ampiamente nota, storicamente caratterizzante il cimitero delle Fontanelle, è la sua direzione. Chi decide e che cosa decide. L’assessorato è lontano e poi quale sarebbe l’assessorato competente: la cultura, i cimiteri, il sottosuolo? Né si può far carico di questi problemi alla Napoli Servizi.
La vicenda del 2 novembre è esemplare. La parrocchia delle Fontanelle organizza, comunica e ottiene le autorizzazioni per una celebrazione senza echi mediatici ed improntata ad una spiritualità semplice ed essenziale. Poi arrivano la cooperativa “La Paranza” e don Antonio Loffredo della parrocchia della Sanità, con seguito di musica, stampa, fotografi e televisioni, che mettono su un evento mediatico. Verrebbe da dire: questa è Napoli, Signori!
La seconda questione è più complessa e vale la pena di essere portata avanti. Che cosa significa creare un evento in un cimitero storico come quello delle Fontanelle dove, non dimentichiamolo mai, sono esposte le ossa di migliaia di persone? Sul rapporto tra morte e spettacolo è intervenuto Bruno Forte, nell’ampio commento alla giornata dedicata al ricordo dei defunti sul Sole 24Ore, con parole che vale la pena ricordare: “La morte quando non può essere taciuta, viene trasformata in spettacolo, in modo che ne sia esorcizzato il pungolo doloroso. È il trionfo della maschera a scapito della verità”.
È un tema di grande rilievo sul quale ritorneremo.

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