Scempio alle Fontanelle, rubati oggetti del ‘700. Con questo titolo Il Mattino del 17 novembre ha diffuso la notizia del furto delle maniglie metalliche dalla bara di Filippo Carafa.

Non siamo sorpresi. Pochi giorni fa avevamo scritto:
“L’intervento di Giusy Cigni mette in evidenza due questioni. La prima, ampiamente nota, storicamente caratterizzante il cimitero delle Fontanelle, è la mancanza di una direzione. Chi decide e che cosa decide. L’assessorato è lontano e poi quale sarebbe l’assessorato competente: la cultura, i cimiteri, il sottosuolo? Né si può far carico di questi problemi alla Napoli Servizi.
Qualche mese fa, a luglio, in occasione della questione da noi sollevata per la pubblicità fatta da una delle tante associazioni che fanno visite guidate a pagamento al cimitero avevamo scritto:
“I nostri rilievi critici e il nostro rammarico si rivolgono nei confronti del Comune che, in modo costante attraverso le diverse amministrazioni, ha dimostrato di non voler affrontare il problema della gestione del cimitero e, più a monte, di rifiutarsi di prendere atto che si tratta di un cimitero, storico, ma pur sempre di un cimitero.”
A maggio di quest’anno è stato diffuso un documento della Rete del quartiere Sanità… e potremmo continuare.
Bisogna prendere atto che Il cimitero delle Fontanelle è stato ed è terra di nessuno!
Ringraziamo Il Mattino e la giornalista Giuliana Covella per aver dato ampio risalto alla notizia. Speriamo che l’Amministrazione comunale dia segni di vita e che gli oggetti rubati siano recuperati dalle Forze dell’ordine. Da parte nostra continueremo nella nostra battaglia per la difesa di questo, come di tutti gli altri beni culturali di questa nostra martoriata città, ma anche per far conoscere la sua storia.
In questa direzione nei prossimi risponderemo al quesito che tanti lettori de Il Mattino ieri si sono posti: chi era Filippo Carafa dei duchi di Maddaloni, conte di Cerreto, e perché la sua bara si trova tra le anime pezzentelle, nel cimitero della povera gente? Possiamo anticipare comunque che Margherita Petrucci non era, come dicono le guide, sua moglie! Ah, le guide del cimitero delle Fontanelle, altro spinoso problema.

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