1950 – 1970. Il culto delle Anime del Purgatorio al cimitero delle Fontanelle in alcuni articoli della stampa napoletana – Prima Parte

La cronaca di questi giorni ha portato nuovamente alla ribalta il cimitero delle Fontanelle.
Riteniamo un utile contributo al dibattito attuale portare sul web una ricerca fatta sulla stampa napoletana tra il 1950 e il 1970. Si tratta di articoli rappresentativi di orientamenti che per Napoli possono dirsi epocali.
Poiché si tratta di molte pagine, le pubblichiamo in diverse puntate settimanali, ovviamente di lunedì.

Prima parte
Il 21 e il 22 ottobre del 1950, alla vigilia della commemorazione dei defunti, sul quotidiano “Il Giornale d’Italia” sono pubblicati due articoli che denunciano i fenomeni d’idolatria, di feticismo e il commercio di resti umani che avvengono nel cimitero delle Fontanelle.
Il 29 ottobre, la Curia arcivescovile, chiamata in causa, risponde con un articolo su “La Croce”, firmato dalla Direzione.
Il 13 novembre, Domenico Rea pubblica sul quotidiano “Il Tempo” un racconto: “Il Purgatorio”, che ripubblicherà, sostanzialmente identico, sul “Roma “ del 5 aprile 1951.
Il 9 ottobre 1969, “Nuova Stagione” pubblica “La Curia contro il culto superstizioso dei morti”.
Quelli del “Giornale d’Italia” sono gli unici articoli che ho trovato in cui ciò che accade nel cimitero delle Fontanelle non è visto dal versante folcloristico o antropologico, ma dal versante delle responsabilità religiose e civili nella gestione del cimitero. Anche gli articoli della “Croce” e di “Nuova Stagione” sono gli unici che ho trovato in cui la Curia Arcivescovile interviene direttamente .
“Il Giornale d’Italia” e “Il Tempo“, sono stati storici giornali conservatori romani con pagine napoletane. “La Croce” è stato il giornale ufficioso della Curia napoletana sostituito nel 1968 da “Nuova stagione”.

Il Giornale d’Italia parla con durezza di ciò che avviene alle Fontanelle con il consenso del parroco e del guardiano. Sono descritte scene di fanatismo e indicati i prezzi per l’acquisizione delle ossa a scopo di culto o di studio. Cose non nuove, ampiamente riportate nei tanti scritti che già all’epoca c’erano sulle Fontanelle, la novità è che il taglio dello scritto non è folcloristico, ma d’indignazione civile. Interessante è la mini inchiesta che il giornalista cerca di realizzare al Comune di Napoli e in Curia, per cercare un’assunzione di responsabilità su ciò che accade nel cimitero. Le risposte che ottiene sono sempre vaghe o generiche e la conclusione a cui il giornalista arriva è: tutto è abusivo.
Comunque, le domande fatte ai Monsignori sono riportate negli articoli. Esse sono incalzanti, l’attacco alla Curia è frontale: “Perché le autorità ecclesiastiche non hanno mai fatto nulla per chiudere questo luogo, ove si offendono i principi morali e religiosi della Chiesa?” Anche le responsabilità del Comune, che è proprietario e gestore del cimitero, sono individuate con precisione. Alcuni particolari storici, come la sequenza dei parroci, sono sbagliati, ma alcuni interrogativi sono veri: l’ingresso al cimitero dalla sagrestia è abusivo? Se si, perché è stato fatto? Perché è tollerato dalle autorità civili?
Il giornale della Curia risponde con impaccio. Ribadisce che c’è un conflitto con il Comune, che non riconosce il ruolo del Parroco o di un Cappellano gli unici che potrebbero intervenire di fronte a “pratiche religiose pubbliche anche se non ufficiali”. Ma poi, nel merito, invoca problemi di giurisdizione o rinvia alle responsabilità dell’Amministrazione Comunale cui compete la gestione del cimitero. Nello stesso tempo evidenzia la consapevolezza della difficoltà del tema e la problematicità con cui esso è vissuto dalla Chiesa napoletana. Conclude, infatti, l’editoriale firmato dalla Direzione: “Ci risulta che la cosa è da tre mesi allo studio dell’Autorità Ecclesiastica. Non è stato possibile giungere alla soluzione finora per varie ragioni anche perché si tratta di enti non soggetti completamente alla giurisdizione dell’Ordinario del luogo. Comunque possiamo assicurare i lettori che disposizioni tassative saranno emanate tra breve”.
Per cogliere fino in fondo il significato dello scontro giornalistico sopra riportato, bisogna ritornare a quel 1950 in cui tutta la società napoletana è ancora impegnata a superare la guerra e il dopoguerra. Non bisogna mai dimenticare che Napoli è stata una città occupata dalle truppe alleate ben oltre la fine della guerra con danni indimenticabili. Nel secondo articolo del “Giornale d’Italia”, c’è una breve intervista al prof Carlo Ronga che, riferendosi a quanto avveniva nel cimitero, parla di “dimenticare la follia collettiva e turbinosa che ha sconvolto la coscienza di molti nell’immediato dopoguerra”.
L’anno prima era stato pubblicato “La pelle”, il libro in cui Curzio Malaparte aveva narrato della disperazione e della corruzione dei napoletani durante l’occupazione militare degli alleati. Il libro aveva scatenato un appassionato dibattito con una dura condanna del Consiglio Comunale, della Curia e del Vaticano. Altre opere di quegli anni alimentano la discussione: basterà qui citare su versanti opposti, “Napoli Milionaria” di Eduardo De Filippo rappresentata al San Carlo nel 1945, mentre gli avvenimenti di cui parla il testo teatrale erano in corso, che esce nella versione cinematografica e suscita polemiche, proprio nel 1950, e il saggio ”Le due Napoli” di Domenico Rea sempre, del 1950.
La città era divisa. Da una parte la consapevolezza che il superamento del dopoguerra passava attraverso una presa di coscienza esplicita e dura di quello che era accaduto, dall’altro uno sforzo teso a minimizzare e giustificare il tutto e, a tratti, perfino assumerlo come un momento di crescita civile. Come spesso accade nella realtà napoletana, si fronteggiarono (e si fronteggiano) posizioni non solo diverse, ma radicalmente contrapposte e la comprensione di un’epoca, che vede la città passare dall’insurrezione contro i tedeschi delle quattro giornate, all’amministrazione della Giunta Comunale populista di Achille Lauro, resta uno dei tanti nodi irrisolti della storia napoletana.
Lontano da Napoli e a livello nazionale il giudizio è salomonico: quel che accadde nel lungo dopoguerra napoletano fu la rivelazione di piaghe antiche e perenni che la guerra aveva incancrenito ed esasperato ma non creato in una società segnata da scompensi secolari.

Giornale D’Italia  sabato 21 ottobre 1950
 Uno sconcio Inqualificabile/Commercio di resti umani

Nell’Ossario delle Fontanelle/Il popolino, abusivamente appoggiato dal parroco e dal guardiano, si abbandona a scene di idolatria e feticismo

(A.R.) ”Requiescant in pace” è la cristiana frase di chiusura di ogni vita terrena; ma una considerevole parte del popolino napoletano non è di questo avviso se ha creato intorno ad un luogo che dovrebbe essere considerato sacro un fitto velo di assurdo feticismo e di inconcepibile idolatria.

Intendiamo parlare del “Cimitero delle Fontanelle” situato al limite estremo dell’omonima via, proprio sotto il costruendo rione di Mater Dei.

In fondo a questa via, l’ingresso ai cunicoli sotterranei è praticato arbitrariamente nella sacrestia della parrocchia. Una volta entrati, allo sguardo allibito  del visitatore compaiono centinaia di migliaia di teschi e ossa umane accatastati in una disumana confusione, cui hanno contribuito e contribuiscono il popolino, i guardiani del comune e gli stessi sacerdoti della parrocchia.

Fra i teschi e le ossa, di tanto in tanto, l’occhio scopre con raccapriccio i resti semifossilizzati di corpi incompleti di adulti e di bambini, ai quali migliaia di lumini, danno , con le loro fiammelle, un chiarore sinistro.

Migliaia di questi teschi hanno particolari segni di riconoscimento fatti a matita, a penna, col gesso. Centinaia e centinaia sono collocati in minuscoli loculi di marmo recanti scritte ampollose ed assurde; a centinaia si contano i teschi separati dagli altri da un foglio di carta o da un fazzoletto per indicarne la proprietà.

Scene di Fanatismo

Una parte del popolino attribuisce a queste ossa miracolose virtù taumaturgiche. Di conseguenza si assiste a continue scene di isterismo e di fanatismo. Donne e uomini prostrati invocano a gran voce l’intervento di spiriti purificatori; altri recitano concitatamente preghiere scritte in proposito, altri ancora, in tutta fretta, depongono ceri: quattro, cinque, dieci alla volta, e dopo aver baciato il teschio, si allontanano soddisfatti.

Bambini ti tutte le età assistono col terrore negli occhi a questi episodi che non dimenticheranno più.

In seguito a questo inqualificabile stato di cose abbiamo sentito il dovere di interessarci fino in fondo della faccenda, ed abbiamo accertato, con prove inconfutabili, che nell’interno di questa bolgia dantesca, si pratica un vero e proprio commercio di ossa umane.

Prezzi per ogni borsa

Il prezzo varia dalle 500 alle 5000 lire, in dipendenza delle virtù miracolose ad esse attribuite, in prevalenza al popolino per le pratiche di culto, a studenti universitari per studi scientifici, e a collezionisti per raccolte d’arte. Servono perfino a sedute spiritiche.

Vi è inoltre una fitta schiera di persone, le quali, dietro compenso, indovinano, posando una mano su un teschio, il futuro; altre che dopo strambe operazioni, danno numeri (noi ad esempio abbiamo avuto per sole 100 lire 47-48-30 su Napoli); altre ancora che rivelano la pseudo generalità del teschio in parola; e , infine, v’è pure gente disposta a confezionare cuscini, fazzoletti ricamati, nicchie in legno ed in marmo su cui disporre teschi miracolosi, o a recitare per poche lire preci e rosari.

Ci siamo recati al Comune  ed il risultato della nostra indagine è stato il seguente. Il Comune di Napoli è in parte a conoscenza di quanto avviene, diciamo in parte, perché sembra che il guardiano non sia mai stato troppo preciso nei suoi rapporti al Comune.

All’ufficio competente sono state respinte numerose domande di introduzione di urne ed altro.

Tutto è abusivo

Tutto ciò che in questo ossario esiste ed accade è abusivo: dall’entrata praticata nella sacrestia della parrocchia, alle nicchie contenenti i teschi; dalle funzioni religiose che il parroco padre Gelanzè celebra, ai permessi che concede il guardiano signor Guidone.

Ci risulta che da circa quattro anni, il parroco tenta di ottenere con ogni mezzo, ma inutilmente, grazie al buon senso del Sindaco, la direzione dell’ossario, senza alcuna ingerenza laica, e quel che è più grave sembra che, ad appoggiarlo, malgrado il parere sfavorevole di molti autorevoli prelati, sia la stessa Curia Arcivescovile, della quale siamo certi, è stata carpita la buona fede.

Molto tempo fa, quando la chiesa non era stata ancora costruita, il canonico Mariano Colella, colpito da quanto avveniva nell’ossario e visto che le cerimonie religiose venivano celebrate nell’interno di esso, iniziò una raccolta di fondi fra gli stessi fedeli, per la edificazione di una chiesa, la cui presenza avrebbe dovuto ovviare ai gravi inconvenienti che noi oggi abbiamo denunciato.

L’opposizione del Parroco

All’opera di questo nobile canonico si è opposto il Parroco, il quale per fini che preferiamo tacere, ma che sono a conoscenza di tutte quelle persone autorevoli con le quali abbiamo avuto modo di parlare, vorrebbe avere l’assoluta priorità “senza ingerenza di laici” su questo luogo.

Proseguendo nelle nostre indagini ci è stato detto dalle autorità competenti che il Comune non ammette né riconosce culto nell’ossario delle Fontanelle.

Il compito specifico del guardiano dovrebbe essere quello di aprire solo il lunedì, di non fare entrare niente (vi sono nicchie del 1950) e naturalmente di non far trafugare nulla.

Dal punto di vista giuridico, al fine di stabilire le responsabilità circa gli sconci e i reati che vi si commettono, abbiamo accertato che l’esistenza dell’ossario è legale.

Essendo dunque legale, la responsabilità di quanto in esso avviene ricade sulla Direzione dalla quale dipende anche il guardiano, sul Rettore del Cimitero e sul Comune che dovrebbe curarne la sorveglianza fino a quando le autorità non interverranno per sopprimerlo, chiuderlo o adibirlo ad altro uso.

 

 

Giornale D’Italia  Domenica 22 /10/1950

 La nostra inchiesta sull’ossario/La Curia ha svolto indagini/Ma non ha ritenuto opportuno intervenire/“È una cosa di eccezionale gravità” dice il professor Ronga – Anche in un’altra Chiesa si verifica lo stesso sconcio

 

(A.R.) Ci siamo recati nella Curia Arcivescovile per poter conoscere da mons Rinaldi o mons Castaldi il parere circa quanto avviene nell’ossario delle Fontanelle, cioè il trafugamento di resti umani, l’illecito commercio di teschi, le sedute spiritiche, le cerimonie religiose. Tuttavia malgrado la nostra buona volontà, non siamo riusciti nell’intento.

Infatti i Monsignori erano occupati in una riunione di parroci. Abbiamo parlato con altri Monsignori i quali però non hanno voluto assumersi la responsabilità di un parere sull’argomento.

Ad ogni modo abbiamo appreso che la Curia ha svolto numerose indagini nei confronti dell’ossario, senza tuttavia ritenere opportuno un intervento sulla faccenda.

Le nostre domande sono qui e le pubblichiamo, fiduciosi che i Monsignori interessati trovino il tempo per una risposta esauriente.

“La Curia era a conoscenza che nella sacrestia della parrocchia era stato praticato abusivamente un accesso nell’ossario?

Richieste respinte dal Comune

Perché mai sapendo che questo luogo era oggetto di tale e tanta speculazione, la Curia ha appoggiato presso il Comune, che le ha sempre respinte,le richieste del parroco, tendenti ad ottenere la giurisdizione del luogo “ senza interferenze dei laici”?

Perché le autorità ecclesiastiche no hanno mai fatto nulla per chiudere questo luogo, ove si offendono i principi morali e religiosi della Chiesa?”

Qual è il compito del Rettore dei Cimiteri, e perché non è mai intervenuto per porre fine al mercimonio?”

Per quanto riguarda più precisamente le responsabilità del parroco le ipotesi sono due: se egli è a conoscenza di quanto accade nell’ossario vuol dire che si presta al mercimonio e quindi è più colpevole degli altri; se lo ignora e agisce in buona fede vuol dire che non è all’altezza della situazione e che ha delle cognizioni di teologia limitate.

Sappiamo, d’altra parte, che a Napoli non in questo solo luogo accadono cose irriverenti nei confronti dei defunti.

Nella Chiesa dei Cappuccini

Infatti a San Pietro ad Aram, al Rettifilo, una delle più importati strade cittadine, nella chiesa dei monaci cappuccini, esiste un altro ossario, ove, escluso forse il trafugamento di teschi e di altri sconci speculativi, avviene quanto noi abbiamo detto per le Fontanelle.

Anche qui vi sono numerose nicchie con teschi, anche qui il popolo si postra innanzi ai resti umani attribuendo ad essi miracolose virtù.

Anche qui ci sono dei religiosi, questa volta dei monaci, i quali con la loro presenza, convalidano ed autorizzano le teorie superstiziose dell’umile popolo napoletano.

Abbiamo avvicinato nell’occasione il prof Carlo Ronga, allievo dell’illustre prof on Tesauro, il quale, in proposito ci ha detto:

“Ritengo che sia veramente cosa di eccezionale gravità, perché ciò che si verifica colpisce profondamente la dignità morale del nostro popolo, che ha tradizioni radicate ed antichissime. Dal punto di vista morale bisognerebbe che le autorità intervenissero tempestivamente ed energicamente per evitare che la piaga dilaghi ed assuma proporzioni più vaste.  Per autorità intendo quelle politiche giudiziarie e amministrative. Per quanto riflette la questione giuridico penale è necessario che intervengano le autorità di P.S. perché indubbiamente i reati che si commettono sono frequenti e gravi, tanto più che i fatti si verificano in una zona prevalentemente popolare per cui si rende urgente un intervento in quanto il popolo ha bisogno certamente di conquistare un più alto livello di vita e dimenticare la follia collettiva e turbinosa che ha sconvolto la coscienza di molti nell’immediato dopoguerra”.

Dal punto di vista teologico il censore, prof De Rosa, da noi intervistato, ha detto: “ Le reliquie dell’organismo corporeo vanno considerate con rispetto e con quella venerazione che si ha verso ciò che è rimasto di un corpo che è stato tempio dell’anima”.

La nostra indagine è terminata. Ci auguriamo che mettendo una pietra su quanto accaduto fino ad oggi si provveda all’immediata chiusura dei luoghi menzionati, i quali costituiscono  un affronto dal punto di vista giuridico, religioso e morale.

 

 

 La Croce 29/ 10/ 1950

Circa il cimitero delle Fontanelle

 

 

In questi giorni, che ci sono particolarmente cari perché rievocano la sacra memoria dei nostri defunti, vogliamo dire la nostra parola su quanto è stato stampato in alcuni quotidiani e particolarmente in una lettera a noi inviata circa il Cimitero delle Fontanelle.

Diciamo Cimitero e non ossario come hanno pubblicato i giornali perché secondo il Diritto Canonico un luogo destinato ad accogliere i resti mortali di cattolici si dice cimitero. E proprio questo si trova alle Fontanelle.

Poniamo intanto la questione nei suoi veri termini: la chiesa non solo permette il culto dei defunti, ma ci esorta a suffragarli con le parole ispirate dalla S. Scrittura: Sancta et salubris est cogitatio pro defunti exorare ut a peccatis solvantur. È  santo e salutare il pensiero di pregare per i defunti perché siano sciolti (dalle pene) dei peccati.

Ogni buon cattolico sa che la orazione per i defunti va diretta all’anima e non al corpo; pur tuttavia, come dice S. Agostino, non è da condannarsi la cura per il corpo che è nel sepolcro perché esso fu la casa dell’anima. E come noi conserviamo gelosamente qualsiasi oggetto che appartenne ad un nostro caro defunto, così anche il corpo del defunto può essere oggetto di un particolare culto. La Chiesa infatti lo asperge con l’acqua benedetta e lo incensa così come fa in tante religioni.

Ma non fa meraviglia che come in ogni culto, così anche in questo, anzi più frequentemente in questo, si abbiano delle deviazioni che spesso diventano vere profanazioni compiute o da gente ignorante o da superstiziosi, anche se forniti di una certa cultura; anzi alcuni che non credono in Dio credono ciecamente in tali deviazioni che vanno dalla richiesta dei numeri del lotto (non ancora si è pensato alla Sisal) fatta ai teschi, alle pretese divinazioni e financo alle polverine di ossa usate dalle fattucchiere per filtri, scongiuri, fatture et similia.

Evidentemente tutto questo è severamente condannato dalla Chiesa.

Ciò posto che cosa esiste alle Fontanelle? Un insieme di caverne scavate nella roccia dove si trovano migliaia e migliaia di resti umani. Con essi si sono formate delle nicchie, delle cappelle, mentre altre ossa giacciono alla rinfusa.

Non si creda che ciò sia un fatto particolare di Napoli; anche a Roma a S. Agnese fuori le mura v’è un cimitero annesso alla Chiesa dove si trova qualche cosa di simile.

Da moltissimi anni il popolino del rione ed anche quello della città si reca il lunedì in quel luogo per suffragare quei morti. Fin qui nulla di male. Fu costruita anche una chiesa, oggi parrocchia, a ridosso delle caverne, ma sulla strada, dal canonico Mariano Colella defunto da parecchi anni.

Prima di andare oltre osservo incidentalmente che nel “Giornale d’Italia” del 21 ottobre è detto che l’attuale parroco ostacola la costruzione della chiesa. L’articolista però non si è accorto di aver presa una grossa “papera” perché pochi righi prima ha scritto;”Molto tempo fa quando la chiesa non era stata ancora costruita”. Inoltre l’attuale parroco esercita  i suo ufficio proprio in quella chiesa costruita a suo tempo dal Colella. Non è il caso della favola di Esopo sul lupo e l’agnello?

In questi ultimi giorni sono stati denunziati all’autorità di P.S. fatti sconvenienti, commessi da fattucchiere che vendevano, a prezzi d’affezione, da 500 a 5.000 lire, le polverine tratte dalle ossa.

Evidentemente non saremo noi a difendere quelle megere, ma, per mettere le cose a posto ci chiediamo: quel luogo è per noi sacro, come è considerato dal Municipio? Evidentemente deve essere considerato come profano dato che il Municipio tiene le chiavi e le ha affidate a un guardiano, suo dipendente, escludendo il Parroco dalla vigilanza di quel luogo.

Come s’è detto innanzi, la Curia non può condividere le idee del Municipio anche perché in quel luogo si svolgono dal popolo pratiche religiose pubbliche anche se non ufficiali. Ed allora incombe all’Autorità Ecclesiastica e per essa al Parroco locale o ad un Cappellano che non si trascenda in pratiche proibite dalla Chiesa. Il Municipio sembra che sostenga che non v’è bisogno di Cappellano, dato che non si compiono in tale luogo operazioni di interro o di sterro. Il giornalista sopra citato va anche oltre perché dice di aver saputo dall’ufficio competente che: ”il comune non ammette né riconosce culto nell’ossario delle Fontanelle.” Vogliamo credere che il Sindaco non abbia detto tali parole, dato che non spetta a lui stabilire se un luogo sia o no degno di culto. Ad ogni modo facciamo notare che neppure nei cimiteri di guerra si compiono le operazioni di interro e di sterro, mentre alla custodia di essi vigila non solo il personale laico, ma anche un cappellano militare.

Se vi siano state manomissioni di ossa spetta all’Autorità inquirente stabilirlo e cercare i rei; tra questi evidentemente non può esservi chi è stato escluso dal controllo di quel luogo.

In ogni caso noi poniamo la questione nei seguenti termini. Se il Comune considera non sacro quel luogo lo chiuda con muratura e vi ponga innanzi una lastra di marmo. Il popolo se vuole, andrà a pregare innanzi a quel marmo così come prega nei nostri cimiteri. Il municipio però non può permettere che si svolgano in esso, quando è aperto, pratiche religiose anche non ufficiali senza il controllo dell’autorità Ecclesiastica e ciò per disposizione canonica.

Dire poi come è stato stampato nel Giornale d’Italia che il Parroco vuole le chiavi per far commercio, significa voler incolpare una persona per reati non ancora compiuti, ma che potrebbe eventualmente compiere in seguito.

Questo non è degno di un giornalista che si rispetti anche se si trinceri prudentemente sul giudizio “delle persone autorevoli con il quale (sic) ha avuto modo di parlare”.

La lettera inviata alla direzione de La Croce con firme dattilografate (dovrebbero essere per regolarità autografe) si occupa anche dei teschi esposti in alcuni ipogei di chiese. Ci risulta che la cosa è da tre mesi allo studio dell’Autorità Ecclesiastica. Non è stato possibile giungere alla soluzione finora per varie ragioni anche perché si tratta di enti non soggetti completamente alla giurisdizione dell’Ordinario del luogo. Comunque possiamo assicurare i lettori che disposizioni tassative saranno emanate tra breve.

La Direzione

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