In occasione della festa della Madonna del Carmine è stata ricollocata la lapide che stava sulla facciata della chiesa dell’ossario. Un documento importante per la storia di un monumento che vive quasi sempre di ricostruzioni fantasiose e ideologizzate, e a volte anche di ciarpame e ciarlatanerie.
La lapide ci dice molte cose. Vediamone due. La prima è di immediata percezione, la seconda è un po’ più complessa.
1) L’ossario e la chiesa sono opera di sacerdoti e del popolo. Clero e popolo secondo l’antico schema di origine romana, senatus populusque romanus, che veniva utilizzato per indicare la civitas, in questo caso l’insieme della comunità religiosa napoletana.
La lapide è stata apposta dopo il 1909 anno in cui Pasquale Placido fu nominato Senatore del Regno. All’epoca quindi l’ossario delle Fontanelle era opera di clero e di popolo non era ancora espressione della cosiddetta religiosità popolare; cioè della religiosità degli strati più poveri della popolazione, autonomi e antagonisti alla chiesa istituzione.
2) L’ossario è ricordo della lue asiatica, cioè del colera, del 1836. Attenzione non dice che qui sono sepolti i colerosi, che infatti furono sepolti in un cimitero che si trova sulla collina di Poggioreale. Dice che durante il colera del 1836 il governo borbonico riuscì finalmente a superare l’opposizione al funzionamento del cimitero di Poggioreale e a far rispettare il divieto di sepolture nelle chiese. In quell’anno gran parte degli ipogei napoletani furono svuotati e in corteo funebre le ossa portate nell’ossario delle Fontanelle.
Le ossa che noi vediamo oggi sono le ossa degli ipogei napoletani a cui si sono aggiunte quelle del cimitero delle 366 fosse e quelle delle fosse comuni rinvenute durante i lavori di ristrutturazione urbanistica.